A volte mi dimentico che ho passato quattro anni con una persona accanto. Quattro anni a svegliarsi vicini, quattro anni di baci a tutte le ore. Ah, che belli i baci a tutte le ore. Mi sono quasi dimenticata cosa si prova a guardare un film avvinghiati e poi addormentarsi insieme, cosa vuol dire venire abbracciati forte da qualcuno che ti ama, rido al pensiero delle canzoni in rima che gli cantavo quotidianamente sotto la doccia, degli scherzi tra noi, dei soprannomi buffi, del raccontarsi cose intime e rincuorarsi a vicenda sul passato doloroso e sul futuro brillante che ci aspettava. Mentre mi dimentico è passato un anno,la medicina migliore per dimenticare è distrarsi, dicono.
Ah ma io a distrarmi sono bravissima, è la mia specialità!
Vi ho raccontato del mio approccio a Tinder, delle mie conversazioni con uomini schifosi (semi cit.) ma non vi ho mai raccontato cosa è successo veramente.
Facciamo il sunto di un anno di distrazioni, allora. O meglio, delle esperienze che mi hanno insegnato qualcosa (tutto il resto ve l ho raccontato qui).
SPOILER: PENSAVO DI ESSERE DIVERSA MA ANCHE A ME PIACCIONO LE TESTE DI CAZZO
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Presente quando parlate con le vostre amiche, loro vi raccontano le loro disavventure amorose e voi pensate “poveretta, a me una cosa del genere non succederebbe mai”? Anche io pensavo questo. HA HA HA. Pensavo veramente di essere immune al fascino del testa di cavolo. Ah io no, a me piacciono solo i bravi ragazzi, dicevo.
Certo, guardate un po’ com’è finita.
LE CASISTICHE DI TESTE DI MINCHIA DA ME RISCONTRATE
1 Il fanfarone pieno di sé
Forse il fatto che non mi chiedesse mai esplicitamente di uscire ma facesse sempre in modo di vedermi in terza serata (neanche in seconda, proprio in terza) avrebbe dovuto insospettirmi? Forse che mi invitasse alle feste con suoi amici e mi ignorasse avrebbe dovuto farmi capire che tipo di persona era? Forse il fatto che le mie amiche mi ripetessero che era cretino avrebbe dovuto convincermi?
Direi di sì.
Ma io, dopo che avevo visto la sua libreria e che avevo dovuto cercare un paio di parole da lui pronunciate su Google (l’uomo erudito ha un potere enorme su di me) ero già completamente persa, andata, cieca. Dopotutto non avevo mai avuto a che fare con una testa di cavolo di questo tipo, non sapevo riconoscerla.
Lui un vero mago: magistrale in modo in cui individuava un giorno dove dovevamo vederci , sempre a distanza di almeno 2 dal precedente incontro, uno schema del tipo Lunedi-Mercoledì-Sabato, oppure Martedì-Venerdì (3 volte sono un po’ troppe eh, non esageriamo). Mai orari fissi, sempre un “ci vediamo dopo”. Sempre non pervenuto fino alle 23 circa, poi quando la mia pazienza arrivava al limite ecco il messaggio vago, del tipo “come va?” (non “oh, dove ci vediamo e a che ora”. Troppo diretto). Era abbastanza evidente che si faceva i fatti suoi, poi se aveva voglia mi veniva incontro (anzi, dovevo pure andare io dove stava lui). Bellissime le volte in cui mi invitava a serate dove erano presenti i suoi amici e poi mi ignorava completamente. La prima volta, grigliata sul suo balcone, era così evidente che non fossi lì per/con lui che un suo amico mi invitò a bere un drink per la sera stessa (avrei dovuto accettare, io invece dissi no). La seconda volta, invitata ad una cena solo perché avrei poi dovuto accompagnarlo all’aeroporto in piena notte e riportare la sua macchina in città, mi capitò la scena forse più imbarazzante della mia vita: arrivammo per ultimi a questa cena in campagna, in una casa con cortile con tavoli imbanditi, dove tutti sedevano. Lui varcò il cancello e si precipitò nel cortile, lasciandomi sola sulla soglia. Per un attimo giuro pensai :“Dio, fulminami ora”. Stavo giusto per fare dietrofront e tornare a Milano a piedi (meglio che stare lì come uno stoccafisso), quando dall’ombra, come per magia, un mia amica apparve a salvarmi con un “Giulia, che ci fai qui?!”.
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Però il tipo parlava come un libro (era il classico dottorando pieno di sé e pieno di letture interessanti), mi mandava messaggi di un’ironia eccezionale e soprattutto non era mai noioso, mi parlava di politica, di libri, di suoi piani per il futuro. Quanto gli piaceva essere ascoltato! Non ho mai parlato così poco in vita mia, io che di solito non sto mai zitta. Pendevo dalle sue labbra, ridevo ad ogni battuta.
Piccolo, piccolissimo dettaglio che io scelsi di trascurare, non gliene poteva fregare di meno di me, della mia vita, delle mie cose e dei miei progetti. Non mi offriva mezzo cocktail (nemmeno la prima volta, ed era super educato. Secondo me lo faceva proprio apposta, per farmi vedere che non gliene fregava niente), non gli importava cosa facessi quando non ero con lui (e io mi facevo bellamente i fatti miei, vorrei sottolineare).
Fortunatamente il coglione è espatriato e poi come tutte le teste di cazzo che si rispettino ha continuato a scrivermi periodicamente (mai troppo di frequente, mai aspettando troppo, per non farsi dimenticare) per, come si suol dire, “tenermi calda”. Ad un certo punto mi sono rotta e l ho mandato a quel paese (“Toro, ma che hai? Ti si è rotto lo scaldabagno? Ti hanno rubato la bici?”). L’ho poi re-incontrato a Milano, dove ha fatto finta di non vedermi e dopo il mio approccio assolutamente friendly (portare rancore non serve, con le teste di cazzo) ci ha tenuto ad abbracciarmi e darmi due baci sulla guancia con parecchia intenzione, sottolineando un “magari ci vediamo”.
Magari no.
2 Il cappellino focoso
Forse il fatto che non avessimo praticamente scambiato mezza parola per un mese avrebbe dovuto farmi venire qualche idea? Forse il fatto che fosse il classico tipo cappellino/bermuda/Gazelle avrebbe dovuto farmi scattare l allarme? Forse il fatto che le mie amiche mi ripetessero che mi stava usando avrebbe dovuto convincermi?
Direi di sì.
Ma io, dopo il primo incontro amoroso fuori dal comune, ero già completamente persa, andata, cieca. Dopotutto non avevo mai avuto a che fare con una testa di cavolo di questo tipo, non sapevo riconoscerla.
Il Greco (anzi, mezzo cipriota mezzo inglese) era diverso dal dottorando. Nessuna conversazione brillante, nessuno scambio culturale, nessun interesse in comune. In effetti lui non aveva nessun interesse in generale. Avrei dovuto capire tutto da subito grazie alla combo micidiale cappellino/Gazelle, prova certa di teste di minchia in tutto il mondo. Presente, no, i cappellini? Quei tizi “cool”, a cui non frega niente di togliersi il cappello a cena, che spesso vanno in skate, o fanno i modelli a tempo perso, in generale bellocci. Se il cappellino è indossato al contrario, allerta massima. Spesso indossano le Gazelle, perché non hanno voglia di capire cosa va di moda, sono troppo cool for that. Insomma, questo Greco (che non era nemmeno particolarmente bello e non andava in skate, forse per questo mi sono fatta fregare) aveva una casa completamente vuota, senza suppellettili. Un computer, il portafoglio buttato sul tavolo, due vestiti e il ventilatore. “Ma dove sono le tue cose?” “Qui”. Ah.
Le nostre chat erano su base quotidiana, solo un po’ più terra terra di quelle a cui sono abituata. Al greco non interessava conversare, né avere scambi arguti. Andava al sodo con generici ma effettivi “hey sexy”; “you’re so hot”; “can’t stop thinking about yesterday night”.
Ai miei inviti, alle mie proposte di passare del tempo insieme, rispondeva invariabilmente con una scrollata di spalle e un bel “yeah, whatever”. “Ti porto un po’ in giro per Milano?” “Whatever”. “Andiamo a cena?” “Yeah, whatever”. “E’ una bella giornata, facciamo una passeggiata?” “Yeah, as you want”. Un’apatia perenne davvero difficile da pervenire in un essere umano, ma che il greco portava avanti con una costanza ammirevole. Alle mie domande di chiarimento sui messaggi di buongiorno e buonanotte seguiti da “amore mio” pervenuti sul suo cellulare, che vidi per caso una mattina (hey ma non mi devo giustificare, non è che ho guardai apposta. Passai dalla cucina dove aveva lasciato il telefono e si illuminò lo schermo. Poi dovetti tradurli dal greco all italiano. Ehm), rispose con la solita scrollata di spalle e un bel “Don’t worry”. Io mi preoccupavo eccome, ma ogni volta che glielo richiedevo rispondeva “Baby, don’t worry”. Come ribattere davanti ad un’argomentazione così convincente.
Il Greco era disinteressato proprio a qualsiasi cosa: non eravamo amici sui social (nemmeno li aveva?), perdeva il caricabatterie del cellulare e spariva per giorni perché non lo ricomprava (“there’s the email”), non gli importava cosa facessi quando non ero con lui (e io mi facevo bellamente i fatti miei, vorrei sottolineare).
Apatico ma mai stanco, eh (qualche pregio ce l aveva). Mi diceva di passare da lui dopo le mie serate (perché uscire gli risultava troppo faticoso), gli bussavo alla porta alle 4 e lui sveglio, pronto, in piedi. Poche chiacchiere e tanti fatti.
Anche questa volta, piccolo, piccolissimo dettaglio che io scelsi di trascurare, non gliene poteva fregare di meno di me, della mia vita, delle mie cose e dei miei progetti. Non mi chiese mai perché vivessi in una casa mezza vuota con gli scatoloni ancora da disfare. Non penso abbia mai capito di quanti membri fosse composto il mio nucleo familiare. Dopo un mese mi feci coraggio e gli chiesi “Senti, lo sai come mi chiamo di cognome?” “yes, little bulls”. In effetti mi chiamo Torelli.
Anche lui, espatriato (un altro?!), con mio grande disappunto, per seguire un progetto di lavoro. Ha continuato a scrivermi per un po’ (poco, devo ammettere), fino a che non ho comprato un biglietto aereo per andarlo a trovare (la scusa ufficiale era “vengo a Londra a trovare la mia amica”) ed è sparito.
La notte di Natale (3 mesi dopo, si vede che si stava facendo l’esame di coscienza per il 2016) mi ha mandato una mail, oggetto: “Sorry for being a dick”. Corpo della mail: “ I’m back with my ex girlfriend of 3 years”.
Ah ecco, meno male che non dovevo preoccuparmi.
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3 Il sensibilone furbo
Forse il fatto che mi avesse detto sin da quasi subito che non voleva avere relazioni avrebbe dovuto convincermi del fatto che effettivamente non voleva una relazione? Forse il fatto che era partito a mille e poi la cosa era andata scemando avrebbe dovuto insospettirmi? Forse il fatto che le mie amiche mi ripetessero che mi stavo facendo prendere troppo avrebbe dovuto convincermi?
Direi di sì.
Ma io, dopo avere scoperto che avevamo gli stessi interessi, che lui era super acculturato, interessante, divertente, sempre elegantissimo, ero già completamente persa, andata, cieca. Dopotutto non avevo mai avuto a che fare con una testa di cavolo di questo tipo, non sapevo riconoscerla.
Attenzione amiche al tipo sensibile ma furbo, sono i peggiori. L uomo sensibile parte a bomba. Inviti continui, messaggi dolci, complimenti come piovesse. Cosa succede quando le cose partono a bomba da parte di una persona sola? Che finiscono male, ecco cosa.
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Io dapprima spaventata, poi poco a poco sempre più presa. Perché il sensibilone è attento ai vostri bisogni, vi chiede come state, si informa. Vi mangia con gli occhi, ride alle vostre battute, vi fa parlare. Parlare troppo, se come me dite cose che non vanno dette, tipo informazioni sulla vostra vita amorosa, su precedenti relazioni, su problemi personali che vi hanno resa un po’ pazzerella (e le paze piacciono solo a certi uomini, pochissimi, di solito quelli già perdutamente innamorati di voi). Vi fa parlare così tanto che poi un giorno vi dirà: “sento di volere solo abbracciarti e coccolarti” (esiste qualcosa di più crudele per l’autostima di una donna, specialmente se detta in un letto?). Oppure: “sei cosi una brava ragazza, hai bisogno di un fidanzato da amare e che ti ami e io non sono la persona giusta”. E anche: “tu ti vedi con altre persone, giusto? No perché io sì e vorrei che la cosa rimanesse su questo piano”.
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Quando è così c’è solo una strada da prendere, quella del gambero elegante. Se vi vorrà, vi cercherà.
Se non lo farà vuol dire che è troppo tardi, siete state friendzonate come me.
4 Il friend with benefits confuso
Forse il fatto che mi avesse detto sin da subito che è malato di sesso e che gli piacciono le slave (cit.) avrebbe dovuto mettermi in allerta? Forse il fatto che comunica solo con le emoji avrebbe dovuto farmi desistere? Forse il fatto che le mie amiche mi ripetessero di stare attenta perché da una rapida occhiata si vede proprio che è proprio un coglione senza se e senza ma avrebbe dovuto convincermi?
Direi di sì.
Ma io, no, cocciuta, tanto nemmeno mi piace, tanto vogliamo la stessa cosa.
Il friend with benefits è una categoria a parte rispetto alle teste di cavolo: lui vi dice sin da subito quello che vuole (o glielo dite voi), così che nessuno si faccia illusioni.
Fin qui tutto bene, non sono così cretina da farmi prendere da qualcuno quando le cose sono state messe in chiaro in modo cristallino. Però il mio fwb è differente, lui è confuso.
Mi dice che vuole un’amicizia deviata (proposta alla quale rispondo un entusiasta “anche io”), però poi si dimostra contraddittorio: mi scrive tutti i santi giorni, vuole prendere parte alle mie attività extralavorative (mostre, cene, uscite con amici), se ne esce con frasi tipo “basta fare finta che non ci interessi niente l’uno dell’altra” (mah, veramente è così).
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BAH
Come potevo gestire la situazione con freddezza? Dopotutto non avevo mai avuto a che fare con una testa di cavolo di questo tipo, non sapevo riconoscerla.
Allora ragazze vi voglio spiegare anche questa tipologia di uomo: il fwb confuso è quello che sì, in effetti sembra che ad un certo punto voglia qualcosa di più dei semplici benefits fisici, ma l’unica cosa che lo porta a farlo è LA NOIA. Ok, forse gli piacete anche. Ok, forse vuole fare cose con voi che esulino dalla camera da letto. Ok, esce con i vostri amici e vi presenta i suoi. Ma è solo perché 1) non ha niente di meglio da fare 2) gli piace giocare 3) vuole sentirsi desiderato 4) dopotutto gli state simpatica (ma non gli piacete A SUFFICIENZA).
Bisogna sempre fare caso a quel piccolo, piccolissimo dettaglio che io come sempre ho scelto di trascurare, cioè che non gliene poteva fregare di meno di me, della mia vita, delle mie cose e dei miei progetti. Si, mi telefonava. Si, mi invitava a cena. Si, mi ha proposto di passare le ferie insieme. Ma non significa NIENTE.
Il suo cervello ragiona a compartimenti stagni. Per lui non significa niente fare cose “da fidanzati”, ero solo un corpo che lo intratteneva anche a livello intellettuale (perché di solito il fwb medio è un porco che si circonda di modelle rincoglionite con cui non si può nemmeno avere una conversazione basica). E’ una specie di Mr Big di Sex&The City, con la differenza che il mio era pure un rozzo maleducato.
L’unica strategia da adottare con questo tipo di persona è respingere con fermezza ogni suo tentativo di entrare in aree della vostra vita che non siano il letto. O meglio, se vi diverte lasciatelo pure fare, ma non illudetevi mai, non vuole niente da voi, siete solo un passatempo. Il mio fwb in effetti mi prendeva la manina a cena, però poi ci teneva a precisare che avrebbe potuto continuare “cosi, senza definizioni, per mesi”. Mi telefonava per raccontarmi i suoi progetti lavorativi (attenzione, per questo tipo di persone tutto gira tutto intorno a sé stessi, non sentitevi lusingate se vi racconta le sue cose, state facendo le psicologhe gratis), e poi “la tizia con cui mi frequentavo prima l ho dovuta mollare perché era troppo presa”. Questo tipo di avvisaglie non sono cose che dice “per farti credere che non gli importi di te” (cit. amiche romanticone da NON ascoltare mai), sono la pura verità. Se siete confuse, chiedete consiglio agli amici eterosessuali, che si affretteranno a dirvi “è un coglione. O ti prendi i benefit senza pensare a niente, oppure scappa a gambe levate”(cit.)
Io dopo 4 mesi di questo giochetto sono sbroccata e l ho picchiato in discoteca (a mia discolpa, ero ubriaca). Non ci siamo più visti, che strano.
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Bisogna dire che dopo ben 4 fregature da 4 categorie di scemi diverse mi sento pronta.
Prontissima a farmi fregare dalla quinta, avanti il prossimo.
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